lunedì 7 maggio 2012

Padre Daniele, io ti ricordo così.

Ci siamo incontrati qualche anno fa'. Era una domenica pomeriggio, partecipavi all’introduzione del testo “L’ordine francescano secolare”. Venivi da Roma, anche se di nascita eri di questi parti. La tua figura di frate cappuccino non passava inosservata. Avevi una folta chioma di capelli crespi che ricordavano un cespuglio, un paio di occhiali che ti facevano apparire gli occhi molto grandi, come visti attraverso una lente di ingrandimento, una corporatura molto robusta ma non troppo, non tanto alto, un poco più basso di me. Ai piedi calzavi un paio di sandali e indossavi il saio. Non mi ricordo bene in che periodo dell’anno eravamo, ma credo che era autunno, alla ripresa del nostro anno sociale. Non avevo mai sentito parlare di te, o perlomeno il tuo nome non lo collegavo alla tua persona. Noi tutti eravamo seduti intorno a te a semicerchio con avanti a noi i banchi dove i ragazzi fanno catechismo. Hai cominciato a parlare, molto pacato e con voce penetrante, sull’origine dell’Ordine Francescano. Io ti ho ascoltato con attenzione, avevo già letto il libro e nel modo in cui tu esponevi, mi sembrava già di sapere tutto. Terminato il tuo intervento, ti eri intrattenuto con delle persone a parlare del più e del meno. Anch’io ero lì, ma non conoscendoti, non sapevo cosa dirti. Ad un certo punto, forse perché mi vedevi lì così come in attesa di qualche cosa, mi hai chiesto – Anche tu sei di questi parti? –. Io un po' impacciato ti risposi: – abito qui vicino, frequento questa parrocchia e faccio parte qui dell’OFS.- queste furono le uniche parole che ci siamo scambiati, i nostri sguardi si sono incrociati per qualche momento come in attesa di altre parole da dirci, ma io non sono riuscito a dire altro e tu poi, sei stato preso da altri discorsi con le persone che ti attorniavano. Ho pensato che prima o poi avremmo potuto scambiarci qualche parola in più. Ci siamo di nuovo rivisti una domenica di maggio 2011 in occasione delle elezioni del consiglio OFS. Eri lì come rappresentante provinciale OFS e ci siamo solo scambiati una saluto. Avrei voluto parlare con te del più e del meno solo a titolo di amicizia, ma non siamo andati oltre quel saluto, ed io ho di nuovo pensato che prima o poi avremmo potuto scambiaci qualche parola in più. Da quella domenica non ci siamo più rivisti, ogni tanto pensavo alla tua figura di frate cappuccino. Era sabato tre settembre 2011 quando ho ricevuto una mail in cui Padre Carmine chiedeva di partecipare ad un pellegrinaggio di guarigione per padre Daniele. Ho subito pensato a qualcosa di grave, padre Daniele sta male, devo andare anch’io a quel pellegrinaggio di guarigione. Siamo partiti la domenica seguente con un gruppo di sei persone direzione Roma per giungere alla sede centrale dei frati cappuccini a via Veneto e da lì poi, arrivare a San Pietro. Per una serie di disguidi dovuti al traffico, a metropolitane non funzionanti, non siamo riusciti a raggiungere il gruppo di padre Carmine. Padre Carmine lo abbiamo incontrato mentre usciva dalla basilica di San Pietro. Noi, che eravamo partiti apposta per pregare per padre Daniele, ci siamo diretti nella cappella della riconciliazione a San Pietro e lì abbiamo pregato per lui. Da quella domenica di settembre le notizie che arrivavano da Roma sulla salute di padre Daniele sono state un susseguirsi di: sta un po’ meglio; sembra che sta per riprendersi; ora sta in infermeria e così via. Io ogni tanto continuavo a pensare a lui, ai nostri mancati discorsi, a quello che avremmo potuto dirci. Un sabato di qualche settimana fa’ trovandomi a Roma con altre persone, siamo arrivati fino alla chiesa di San Felice da Cantalice, abbiamo chiesto di te, sapevamo che stavi male, avremmo voluto salutarti. Ma così non è stato. Un freddo messaggio sul cellulare giovedì tre maggio mi avvisava che non c’eri più, sei tornato alla Casa del Tuo e Nostro Padre. Ho pensato a quelle poche parole che ci siamo scambiati, a quei nostri sguardi che si sono incrociati per qualche istante, alle nostre mancate parole. Avremmo modo di scambiarcele in un’altra dimensione che né io né tu su questa terra abbiamo potuto comprendere. Ciao padre Daniele, io ti ricordo così.

domenica 6 maggio 2012

Icona dell’amicizia

icona amicizia
L’icona rappresenta Gesù che accompagna un discepolo. Gesù è riconoscibile dall’aureola che attornia il capo con all’interno la croce luminosa. L’aureola è segno della grazia divina che è comunicata al discepolo che cammina al fianco del suo Signore e dal contatto della mano destra che Gesù posa sulla spalla destra del discepolo. E’ la trasmissione della vita divina a chi segue Gesù. Gesù è il maestro e il Signore rappresentati dal libro chiuso che regge nella mano sinistra: è il Vangelo. Il discepolo è guidato da Gesù che lo accompagna con la sua mano posta sulla spalla. Essa è sicurezza, protezione e anche dono di grazia che è espressa dall’aureola simbolo della santità; grazia che il discepolo non tiene per sé ma che da in dono con il gesto della mano destra benedicente. Nella sinistra il discepolo tiene il rotolo, che può significare che egli ha fatto sua la Parola del Signore oppure che egli è nel numero dei salvati dalla grazia del Signore. I grandi occhi manifestano l’apertura del cuore ( sono la finestra dell’anima), la disponibilità a lasciarsi leggere dentro. Chi vede l’icona, viene come assunto dal mistero della grazia che è comunicata dalla presenza del Signore, dal camminare al suo fianco, dal sentire quella mano che non solo da sicurezza e conforto nel cammino ma che sembra anche essere di sostegno allo stesso Signore Gesù e, dato che l’usura del tempo ha consumato nell’icona il colore e ha fatto sparire i piedi stessi di Gesù, egli sembra ora camminare con il discepolo, sbigottito dall’esperienza stessa che sta vivendo.

domenica 1 gennaio 2012

Per un 2011 che va e un 2012 che arriva.

Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei. E' perché, purtroppo, molti passi li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non sulle indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell'abbandono fiducioso in te. Forse mai, come in questo crepuscolo dell'anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: " Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla" (Lc 5,5). Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto. Grazie, perché obbligandoci a prendere atto dei nostri bilanci deficitari, ci fai comprendere che, se non sei tu che costruisci la casa, invano vi faticano i costruttori. E che, se tu non custodisci la città, invano veglia il custode. E che alzarsi di buon mattino, come facciamo noi, o andare tardi a riposare per assolvere i mille impegni giornalieri, o mangiare pane di sudore come ci succede ormai spesso non è un investimento redditizio se ci manchi tu.
Felice 2012.

domenica 20 novembre 2011

Arriva il calendario missionario 2012

Fra Luca ha portato nella nostra parrocchia di San Francesco d'Assisi, il "calendario missionario 2012" per ricordare l'impegno dei frati cappuccini del servizio "Missio ad Gentes", provincia Romana Frati Minori Cappuccini, in Madagascar e nel Bénin. Paese quest'ultimo, visitato in questi giorni da Papa Benedetto XVI.
In Madagascar l'impegno è indirizzato nel centro Medico-Chirurgico St. Damien nella città di Ambanja dove il sostegno è diretto alla gestione della clinica con personale infermieristico e medico. Nel Benin l'attività missionaria dei frati cappuccini è svolta nella casa " S. Famiglia" per bambini a Sémè ( vicino a Cotonou, la capitale del benin ). Questa casa-famiglia accoglie bambini di ambo i sessi dai sei agli undici anni. Vengono accolti bambini orfani di uno o entrambi i genitori, bambini che hanno problemi familiari e che necessitano di accoglienza. La casa, ha anche nel suo interno la scuola primaria. Terminato questo ciclo di istruzione primaria, i bambini proseguono la loro formazione presso altre case-famiglia. E come non ricordare anche la costruzione di un laboratorio scientifico per la scuola superiore statale di Ina, nel centro del paese. Opera completata da frate Nicolai. Progetti nel Bénin, riguardano le adozioni a distanza , kit per la malaria e anche l'adozione di un giovane frate beninese in formazione.